Parco archeologico naturalistico di Monte Pallano, così è denominata l'area di questo piccolo monte dell'Abruzzo meridionale. Nonostante l'estensione non ampia, nel suo interno si può riscontrare una notevole diversità di ambienti, che variano dalla fresca faggeta alla cerreta, dalla lecceta mediterranea ai luoghi umidi, e ancora gli aridi calanchi, le rupi rocciose e le praterie ricche di orchidee. Per questo motivo l'area di Monte Pallano presenta una considerevole flora, con oltre 1250 entità riscontrate, fra spontanee e spontaneizzate (e poche altre utilizzate a scopo di rimboschimento). Un numero rilevante se si considera la relativa altitudine raggiunta dal monte (poco più di mille metri), che non consente il prosperare delle piante tipicamente montane, caratterizzanti i grandi massicci montuosi abruzzesi.
Oltre all'area strettamente legata a Pallano, il territorio esplorato comprende altre importanti aree limitrofe, come la cerreta di Vallaspra, i calanchi di Atessa-Tornareccio, la lecceta di Isca d'Archi, un tratto delle zone ripariali del fiume Sangro, il lago di Bomba, il lago di Serranella e altri corsi d'acqua minori, ricadenti nei comuni di Tornareccio, Bomba, Atessa, Archi, Colledimezzo, Perano e Altino.
Mura megalitiche
Prima di approfondire gli aspetti vegetazionali dell'area, non si può parlare di Monte Pallano senza considerare il legame che l'uomo ha con questi luoghi, sin da tempi remoti. Ne sono testimonianza le tracce lasciate che, nonostante il trascorrere dei secoli, sono ancora oggi evidenti.
Grazie alla posizione particolarmente favorevole, dal suo altopiano sommitale si poteva controllare visivamente un territorio molto esteso, compreso un ampio tratto della costa adriatica. Proprio sull'altopiano, le mura megalitiche sono senza dubbio l'opera che maggiormente attrae l'attenzione e stupisce, non a caso assunte a simbolo del parco. Si tratta di una lunga muraglia costituita da grossi blocchi di pietra, poste l'uno su l'altro a secco, e nella quale si aprono due aperture alte e strette (denominate Porta del Monte e Porta del Piano). Le mura ciclopiche o Paladine, così chiamate, sono da attribuire ad una popolazione italica (Lucani), vissuti nell'area nel V - IV secolo a.C. e costruite probabilmente per scopi difensivi e religiosi.
Abitato romano
Più a Sud sull'altopiano, in una zona riparata dai venti tesi delle zone esposte, degli scavi hanno riportato alla luce i resti di un abitato di epoca romana, dal nome ancora ignoto. Dai reperti ritrovati si è dedotto che doveva trattarsi di un fiorente villaggio, ma probabilmente non ha assunto l'importanza di Municipio romano.
Stranamente l’altopiano di Pallano, dalla fine dell’epoca romana, venne progressivamente abbandonato e mai più ripopolato e la presenza umana sul monte è rimasta relegata alla sola pastorizia e alla coltivazione dei campi sui versanti meno ripidi. Dei pastori rimangono tracce oggi per la presenza di capanne di pietra a secco, simili a tholos; di queste, molto numerose un tempo, ne rimangono integre pochissime.
Nell’immaginario degli uomini del posto, Monte Pallano è legato a tante leggende e racconti, con la presenza di grotte, nascondigli colmi di tesori nascosti, boschi popolati da folletti e uomini giganti vissuti nel passato. Racconti di fantasia, certo, ma che riempiono di fascino il camminare nei suoi tanti sentieri.
Le grotte in verità sono realmente presenti, anche se si tratta più che altro di fessure tettoniche nella roccia e non di cavità carsiche. Per le ridotte dimensioni dei passaggi sono percorribili solo da speleologi; le tre aperture più grandi, attualmente conosciute, sono denominate Grotta dei Paladini, Grotta della Madonnina e Grotta dei Massi. Nel loro interno è stata rilevata una interessante fauna (insetti e aracnidi).
Flora
Ambienti e piante
Fauna
Briofite
Licheni
Funghi
Flora d'Abruzzo
Galle
Sentieri di Monte Pallano
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" L'uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile.
Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando. "
Hubert Reeves