Laghetti e torrenti di Monte Pallano
Il Laghetto del Ranuncolo
Su Monte Pallano sono presenti altri piccoli specchi d'acqua, fra cui una certa rilevanza assume un laghetto senza nome localizzato più a Sud del Lago Nero e situato in una radura, nelle vicinanze del bosco. Ma a differenza dell'ampio ed effimero Lago Nero, una sia pur ridotta parte d'acqua riesce a stagnare anche nei periodi più caldi dell'estate, probabilmente per la presenza di qualche sorgente nelle vicinanze. Questo laghetto costituisce una preziosa fonte per l'abbeveramento degli animali che abitano il boschi circostanti, come testimoniano le numerose piste che solcano l'erba della radura nei pressi dello stagno e le orme lasciate sui bordi dello stesso.
Mi piace nominare questo minuscolo specchio d'acqua come "Laghetto del Ranuncolo", per via della bella fioritura del Ranuncolo capillare (Ranunculus trichophyllus subsp. trichophyllus), una specie acquatica non comune, che su Monte Pallano si riscontra unicamente in questo punto. E' caratterizzata da fusticini ancorati sul fondo che si allungano a pelo d'aqua con foglie di sottili lacinie disposte a ventaglio e bianchi fiori che sbocciano in superfice nel mese di Maggio. A primavera si raggiunge l'ampiezza maggiore della superfice coperta dall'acqua, con il terreno circostante che appare paludoso e divenendo luogo ideale per la crescita dei giunchi, fra cui di particolare interesse è la presenza del Giunco contratto (Juncus conglomeratus).
Oltre ai giunchi, una sorta di tappeto verde si sviluppa con una fitta e profumata popolazione la Menta poleggio (Mentha pulegium), accompagnata da altre specie legate agli ambienti umidi come il Ranuncolo sardo (Ranunculus sardous), il Finocchio-acquatico (Oenanthe pimpinelloides), la Veronica a foglie di Serpillo (Veronica serpyllifolia subsp. serpyllifolia), mentre a fine estate, sulle zone dello stagno prosciugate, cresce e fiorisce il Farinello polisporo (Chenopodium polyspermum).
Veronica serpyllifolia subsp. serpyllifolia - Veronica con foglie di Serpillo
Il Laghetto di Coste Pentelle
A confine fra i territori di Atessa e Archi, in località Coste Pentelle, un laghetto temporaneo (sulle carte non riportato) si riforma annualmente nei mesi invernali e primaverili, raccogliendo in una depressione le acque dei colli circostanti. Si tratta di uno stagno alberato, in massima parte con grossi e alti esemplari di Pioppo nero (Populus nigra) e in misura di minore di Frassino meridionale (Fraxinus angustifolia subsp. oxycarpa) che vivono per alcuni mesi con la parte basale del tronco sommersa nell'acqua.
Con il trascorrere dei mesi primaverili il livello dell'acqua decresce, fino a scomparire nei mesi estivi, ma lasciando il posto ad una flora comunque legata ai luoghi umidi. In particolare il Ranuncolo strisciante (Ranunculus repens) ricopre ampie aree di territorio, favorito dal suo modo di crescita che il nome stesso lascia intuire, regalando scenografici scorci di giallo nel periodo della fioritura. Decisamente meno appriscente e molto più raro risulta il Ranuncolo pargoletto (Ranunculus parviflorus), già citato nella descrizione dei Calanchi di Atessa, presente con pochissimi esemplari in una zona limitrofa dello stagno. Altre interessanti piante si riscontrano con il Caglio delle paludi (Galium elongatum) e la Giunchina comune (Eleocharis palustris), più frequenti risultano la Menta d'acqua (Mentha aquatica), lo Zigolo comune (Cyperus longus subsp. longus) la Carice villosa (Carex hirta) e la Carice volpina (Carex otrubae).
I torrenti
La rete idrica di superfice su Monte Pallano, con sorgenti, torrenti e fossi minori, interessano tre distinti bacini fluviali: il Sangro, l' Osento e in misura minore il Sinello. Certamente il bacino del fiume Sangro è quello interessato dai maggiori corsi d' acqua, con i torrenti Pianello e Appello a Nord, i torrenti Cefalone, Cirone, Butino e diversi altri fossi sul versante Ovest. Mentre sul versante opposto orientale le acque affluiscono prevalentemente nel bacino dell' Osento, l' unico fiume che trae origini proprio dai boschi di Pallano, nei pressi di Tornareccio, per sfociare direttamente nel Mar Adriatico. Il regime torrentizio di detti corsi d'acqua fa si che in estate la loro portata si riduca notevolmente o dissecchino, come accade ai fossi più piccoli. Malgrado ciò i punti di interresse non mancano, come ad esempio le piccole cascate che si formano lungo i corsi del torrente Butino e del torrente Cirone, nel territorio di Colledimezzo. Nel caso del Cirone, in corrispondenza delle cascate il torrente ha scavato nella roccia una profonda valle dall'aspetto di un piccolo canyon; sulle pareti rocciose allignano specie mediterranee quali il Leccio, il Corbezzolo, la Fillirea e la rara Ginestra genovese (Genista januensis), mentre fra gli anfratti più ombrosi e stillicidiosi nei pressi della cascata, è presente il Capelvenere (Adiantum capillus-veneris).
Le gole del torrente Cirone
La cascata del Cirone
La cascata del Butino
Salix alba var. vitellina, è una varietà di salice coltivato, ormai sempre meno frequente, contraddistinta per i suoi giovani rami di colore giallo ( o aranciati in autunno).
Veniva spesso coltivato a capitozza, per ottenerme vimini flessuosi dagli svariati usi.
Le Sorgenti pietrificate del Torrente Canaloni
Fra gli innumerovoli sentieri che si possono percorrere su Monte Pallano, quello che costeggia la parte superiore del Torrente Canaloni, è fra i più singolari e suggestivi. Gli impluvi del torrente si sviluppano nella parte inferiore a Ovest dell'altopiano di Pallano, anche se le sorgenti sgorgano poco più in basso; all'interno della valle incisa a V i rivoli d' acqua non scorrono con continuità, specie nei periodi più secchi, ma si infiltrano nella roccia calcarea per poi riemergere a poca distanza, dando vita ad una serie di risorgive lungo il greto. A causa del contenuto salino elevato delle rocce esistenti le acque sotteranee si arricchiscono di bicarbonato di calcio, e quando riemergono in superfice, l'anidride carbonica contenuta nell' acqua tende ad essere rilasciata nell'atmosfera o trattenuta dalla vegetazione circostante, con la contestuale precipitazione di carbonato di calcio, per riequilibrare la reazione chimica. Questi cristalli di calcite tendono a depositarsi su qualsiasi superfice interessata dal flusso d'acqua, che siano rocce, rami, foglie o altri detriti, formando delle incrostazioni che col tempo possono accumularsi anche con notevoli spessori, dando luogo ad una roccia organogena denominata travertino. Il deposito è maggiore dove l'acqua è soggetta a maggiore rimescolio (rapide, piccole cascate) in quanto maggiore è il rilascio di CO2; in effetti le più appariscenti formazioni di travertino si possono trovare lungo tre piccoli salti creati dal torrente (i cosiddetti travertini di cascata), ricoperti da tappeti di muschi verdeggianti e che favoriscono a loro volta la deposizione del carbonato di calcio per l'azione di filtraggio dell' anidride carbonica e fungendo da impalcatura della calcite stessa. Altre forme morfologiche di formazione si possono distinguere in base al modo di deposizione, come il travertino tubolare o il travertino di alveo pendente, che crea piccole vaschette su un tratto pendente e dove l'acqua si raccoglie o ancora le piccole grotte con la formazione di speleotemi, simili a piccole stalattiti o stalagmiti. Lungo il percorso del torrente si possono incontrare varie specie di felci, favorite dall'ambiente ombroso e umido, in particolar modo è diffusa l' appariscente Scolopendria (Phyllitis scolopendrium) dalle fronde verde-lucenti, mentre il Sambuco (Sambucus nigra) domina lo strato arbustivo sul fondo del canalone. Tale pianta potrebbe essere all'origine del toponimo Sambuceto, piccola frazione del comune di Bomba dislocata vicino al Torrente Canaloni, dove avviene la confluenza con l' altro fosso discendente dall' altopiano di Pallano, più precisamente da Fonte Benedetti. Anche su questo secondo torrente vi sono tratti di alveo soggetti al fenomeno della pietrificazione, ma in modo meno appariscente.