Calanchi di Atessa e Tornareccio
Anche se apparentemente privi di interesse, i Calanchi di Atessa e Tornareccio nascondono una flora molto interessante, con diverse specie rare o molto rare per la regione. Ha una estensione piuttosto ampia, che va dai margini del Bosco di Vallaspra e l’abitato di Atessa a Nord, attraversa il territorio di Tornareccio e termina a Sud sulle sponde del Fiume Sinello e Torrente Archiano (suo affluente). L'area è solcata da una miriade di fossi e vallecole, che raccolgono l'acqua piovana per immetterli in due diversi bacini fluviali, quello dell'Osento e del Sinello. Il Fiume Osento nasce proprio dai boschi di Tornareccio e percorre nella sua parte superiore i calanchi, insieme a due piccoli suoi affluenti, il Rio Falco e il Fosso due Acque. Mentre nel bacino del Fiume Sinello, i corsi d'acqua principali che solcano i calanchi sono rappresentati dal Fosso Mazzimerello e Fosso Matritano.
Il primo aspetto che si ha, osservando questi calanchi da lontano è di una uniforme steppa erbosa, intervallata da campi coltivati (a cereali o erba sulla), macchie di arbusti e radi boschetti. Ma osservando la vegetazione da vicino, ci si accorge che la sua flora è molto più eterogenea e ricca, variando a seconda delle diverse fasi di erosione dei versanti, l'acclività, e la disponibilità idrica del terreno. Le zone più erose del calanco, che lasciano a nudo la natura argillosa del suolo, sono fra gli ambienti più inospitali per una pianta; il continuo ciclo si assorbimento e evaporazione dell'acqua a cui sono soggette le particelle di argilla, screpolano e sfaldano la superficie, che poi viene dilavata dalle piogge, rendendo in questo modo difficoltoso il radicamento di una pianta. Ma il fattore ancora più limitante, è l'elevato contenuto di sali, derivante dalla presenza di ioni di sodio nelle particelle del limo nelle argille. Questa elevata concentrazione di sale risulta fatale per molte piante, ma ve ne sono diverse altre specializzate a vivere in questi ambienti, definite alofile e argillofile; per questo motivo sui calanchi, anche se distanti dal mare, si possono incontrare specie tipiche degli ambienti salmastri marini.
E' proprio una pianta legata agli ambienti litoranei marini a caratterizzare maggiormente i Calanchi di Atessa: la Tamerice africana (Tamarix africana). Si tratta di un arbusto, che talora raggiunge dimensioni di un piccolo alberello, dalle foglie squamiformi di un bel colore argentato. Sebbene sia da considerare spontanea solamente sulle zone costiere, viene spesso utilizzata per il consolidamento dei pendii in frana nelle zone più interne, ove adesso risulta frequente, specie sulle zone calanchive. Anche la ginestra comune (Spartium junceum) è molto frequente, questa robusta specie pioniera forma in certi punti folte macchie monospecifiche, che nei mesi di Maggio-Giugno si colorano del giallo dei fiori, abbellendo i versanti dei calanchi e molte altre zone di Monte Pallano. Atra specie molto diffusa, decisamente meno bella delle precedenti, ma ideale per stabilizzare i pendii franosi, è la Canna del Reno o di Plinio (Arundo pliniana). In genere vegeta nella parte più bassa dei calanchi, ove c'è una maggiore disponibilità idrica. E' una specie erbacea, ma ha culmi tenaci e robusti rizomi striscianti sotteranei, che riescono a colonizzare estese aree, creando una fitta macchia ed escludendo altre specie erbacee.
Spartium junceum - Ginestra comune
Arundo plinii - Canna di Plinio
Le piante erbacee sui calanchi
Fra le piante erbacee la Sulla (Hedysarum coronarium) è quella che domina sulle magre terre argillose dei calanchi, anche perché oggetta di estese coltivazioni foraggere e nel mese di Maggio interi versanti vengono tinti di rosso dai fiori di questa leguminosa. Sembra che la Sulla fosse presente come specie spontanea già da tempi remoti in Abruzzo, ma certo la coltura ha contribuito decisamente alla sua diffusione. Una sorella minore della Sulla comune è la Sulla annuale (Hedysarum spinosissimum subsp. capitata); la sua presenza è molto più localizzata (osservata in una sola stazione a Sud-Est del paese di Atessa, ma probabilmente presente altrove sui calanchi), ha un portamento prostrato e di minori dimensioni, ma la sua precoce e appariscente fioritura purpurea (già da fine Marzo) crea un bel contrasto cromatico col grigio delle argille.
Sulla coronaria - Sulla comune
Lo sviluppo e la fioritura della vegetazione calanchiva si concentra in massima parte durante i mesi primaverili e autunnali, mentre nei mesi siccitosi estivi lo strato erbaceo dissecca, sotto i raggi cocenti del sole. Fra le prime piante a fiorire in primavera, già agli inizi di Marzo, vi è lo Zafferanetto ramoso (Romulea ramiflora subsp. ramiflora); in Italia questa specie cresce in prevalenza lungo il litorale tirrenico, mentre sul lato adriatico è presente solo in Puglia e Molise, in Abruzzo è specie molto rara, segnalata finora solo nel territorio di Casoli (non distante dai calanchi di Atessa).
In Marzo la fioritura più vistosa ed in certi punti copiosa è quella dell' Anemone fior-stella (Anemone hortensis), assai meno appariscente è la preziosa Ofride fior di bombo (Ophrys bombyliflora), una piccola orchidea, in Abruzzo segnalata in poche località, soprattutto nel chietino. Altre orchidee sono presenti sui calanchi, la più comune delle quali è la Orchidea piramidale (Anacamptis pyramidalis) dai fiori porporini, o più raramente bianchi (var. nivea), la Orchidea italiana (Orchis italica), il fior d' ape (Ophrys apifera), l' Ofride gialla (Ophrys lutea) ma soprattutto la Serapide minore (Serapias parviflora). Nell'area di Monte Pallano ho avuto modo di asservare tale orchidea, rara per la regione, in punti ecologicamente diversi: nella Lecceta di Isca d'Archi, in una radura fra roverelle a 700 mt e sui calanchi, appunto.
Una specie difficile da osservare, per le sue minuscole dimensioni, per la rarità e i colori non accesi, è la Polygala di Montpellier (Polygala monspeliaca), può vegetare sulle zone più aride del calanco, dove è minore la concorrenza delle erbe più alte. Questa pianta di origine mediterranea, oltre che sui Calanchi di Atessa, vive anche nel greto del fiume Sangro e per la regione è segnalata in pochi altri luoghi.
In un territorio arido, come quello dei calanchi, non potevano mancare i cardi; con tale termine generico si identificano specie appartententi a più generi della famiglia delle Asteracee, tipicamente spinose. Fra le specie più interessanti e rare è da segnalare la Broteroa (Cardopatum corymbosum), specie amante delle argille e rinvenibile sulle zone più erose, in Italia vegeta nelle regioni meridionali peninsulari e risale il versante adriatico fino alle Marche. E' un cardo davvero inconfondibile, per la sua forma a cuscinetto, spinosissima, e i piccoli fiori azzurri disposti in corimbo, da cui l'epiteto specifico. Altra specie molto importante è il Cardo corimboso (Carduus corymbosus), una pianta endemica dell' Italia meridionale e l' Abruzzo rappresenta il limite settentrionale di distribuzione, come la Broteroa anche il Cardo corimboso si trova sovente sulle zone sommitali dei calanchi, dimostrando tenace resistenza all'aridità dei periodi estivi. Fra gli altri cardi poco comuni per la regione, presenti per lo più lungo i margini di carrareccie che attraversano i calanchi e campi coltivati, sono da segnalare il Cardo siriano (Notobasis syriaca), la Cardogna macchiata (Scolymus maculatus), il Cardo spino-bianco (Picnomon acarna), la Carlina lanosa (Carlina lanata) e l'endemico Cardo di Tenore (Cirsium tenoreanum).
Il carciofo selvatico (Cynara cardunculus subsp. cardunculus) è la pianta erbacea di maggiori dimensioni rinvenibile sui calanchi, assieme all' imponente Cardo mariano (Silybum marianum), entrambi infatti possono raggiungere le dimensioni di un metro e mezzo in altezza e dotati di lunghe foglie spinose. Questa interessante specie mediterranea, progenitrice del carciofo coltivato (Cynara cardunculus subsp. scolymus), è abbastanza comune in Italia meridionale, divenendo via via più rara al centro; in Abruzzo è presente principalmente nel chietino, raggiungendo verso Nord i Calanchi di Atri. E' facile distinguerla dal carciofo coltivato per via delle sue robuste spine, presenti anche sul ricettacolo.
Fra le piante più preziose dei Calanchi di Atessa è da annoverarsi il Bupleuro grappoloso, (Bupleurum tenuissimum) in quanto molto rara in Abruzzo, essendo stata segnalata per poche località, fra le quali i Calanchi di Atri. Dai luoghi di crescita si capisce subito che è una specie amante i suoli argillosi, preferibilmente subalofili. Osservarla non è facile, perchè è di piccole dimensioni con fusti prostrati al suolo, inoltre il colore glauco dell' intera pianta la fa confondere con il grigio dell' argilla sottostante. Questa apiacea euromediterranea ha una fioritura tardiva, consistente in piccolissimi fiori gialli diposti ad ombrella, che va dalla fine di Agosto a Novembre.
Rare asteracee sui calanchi
Oltre ai cardi, molte altre specie di asteracee vivono sui calanchi, diverse di queste si localizzano solo in quest' ambiente e considerate rare per l' Abruzzo. Fra esse da segnalare la presenza del Cupidone giallo (Catananche lutea), una specie dal ciclo annuale che cresce rara nei terreni argillosi aridi dell' Italia centro-meridionale; finora per la regione era stata segnalata solo per gli incolti fra Roccascalegna e Casoli. In una zona calanchiva localizzata, al di sotto dell' abitato di Atessa, ogni anno cresce una numerosa colonia di Camomilla tomentosa (Anacyclus tomentosus), una vistosa asteracea annuale con areale steno-mediterranea. Generalmente questa pianta vive in prossimità delle zone costiere, ma a volte può penetrare anche all'interno, come nel caso dei calanchi di Atessa, e tra fine Aprile e Maggio si può assistere ad una magnifica e scenografica fioritura bianca.
Ritenuta rarissima nel centro Italia è la Barba di Becco annuale (Geropogon glaber), probabilmente questa spece è poco osservata, anche perchè è facilmente confondibile con altre specie del genere Tragopogon a fiori blu. Sui calanchi in effetti la sua presenza è sporadica, ma non rara e nel mese di Aprile di tanto in tanto spuntano fra le erbe le corolle azzurre dei suoi fiori. Paradossalmente è nei mesi autunnali-invernali che è più semplice identificare questa specie: all'apice degli steli secchi rimangono disposti a raggiera gli acheni periferici, sormontati da reste, molto caratteristici.
Due specie di Fiordalisi arricchiscono la flora dei calanchi; la prima è il Fiordaliso di Durieu (Mantisalca duriaei), pianta steno-mediterranea presente in poche regioni del Centro-Sud, sui calanchi ho rinvenuto tale specie sulle rupi al di sotto dell' abitato di Atessa, ma probabilmente presente anche in atri settori. Il secondo Fiordaliso (Centaurea diluta), in realtà non è specie spontanea, ma si tratta di una pianta esotica naturalizzata, originaria di Spagna e Nord Africa (per questo denominata Fiordaliso del Nord Africa), probabilmente è giunta in Italia attraverso le varietà di grano importate dalla Spagna. Riguardo l'Abruzzo è stata segnalata per la prima volta nel territorio fra Gessopalena e Casoli negi anni 90, mentre su Monte Pallano ho potuto accertare la sua crescita oltre che sui calanchi, anche ai margini del Bosco di Fonte Campana e Tornareccio, in ogni caso sempre nelle vicinanze di campi di grano. Ancora vicino ad Atessa è presente spontaneizzata il Senecio sudafricano (Senecio inaequidens), diffuso in Italia a partire dalla seconda metà del secolo scorso e adesso presente in quasi tutte le regioni. Nel caso specifico non cresce proprio su i calanchi, ma sul grande blocco di arenaria che emerge dalle argille e sul quale è situato il paese di Atessa.
Fra le altre asteracee poco comuni che si rinvengono su questi calanchi sono da ricordare la Scorzonera sbrindellata (Scorzonera laciniatum), la Scorzonera con foglie di Gladiolo (Scorzonera glastifolia) e l' Astro spillo d'oro (Aster linosyris), dalla bella fioritura gialla che rallegra i calanchi nei mesi autunnali.
Tra le Fabacee interessanti, non potevano mancare specie appartenenti ai trifogli, essendo questo il genere più numeroso dell' area esaminata intorno al Monte Pallano, con ben 22 differenti specie riscontrate (ma altre potrebbero esserci). Sui calanchi di Atessa si può rinvenire il Trifoglio pallido (Trifolium pallidum), pianta dall' areale euromediterranea con baricentro orientale, in Italia rara e in Abruzzo documentata finora in una sola località, il nome specifico fa riferimento al colore della sua corolla che appare bianca, talora con sfumature rosee e nell' aspetto ricorda il comune Trifoglio pratense. Di tutt'altro aspetto è il Trifoglio sotterraneo (Trifolium subterraneum), che cresce con i fusti prostrati al suolo e con la particolarità che i suoi fiori bianchi, una volta fecondati, si incurvano sul terreno e vi penetrano per far maturare i frutti.
Sempre lungo le strade sterrate o sui loro margini si pussono trovare fiorite nel mese di Maggio l' Erba medica scudata (Medicago scutellata) e l' Erba medica intrecciata (Medicago muricoleptis); i rappresentanti del genere Medicago sono piuttosto difficili da discriminare, i loro legumi sono caratteristicamente avvolti a spirale (in genere destrorsi) con o senza spinule sul bordo e hanno piccoli fiori gialli (viola in Medicago sativa subsp. sativa) solitari o più spesso riuniti in racemi. L' Erba medica scudata appare comune al Sud e si rarifica man mano che si risale la penisola, divenendo molto localizzata al Nord.
Le piante marine dei Calanchi
Molte piante che in genere si incontrano nelle vicinanze dei litorali marini, trovano nelle aeree calanchive ambienti idonei per la crescita, anche se distanti dalla costa, come nel caso dei calanchi di Atessa. Oltre ai già citati Anacyclus e Tamarix, una specie piuttosto frequente da osservare è l'Assenzio litorale (Artemisia caerulescens), un piccolo suffrutice dalla colorazione glauca e fioritura autunnale, che riesce a vegetare nelle zone più erose dei calanchi. Anche la Bietola marina (Beta vulgaris subsp. maritima) è una presenza comune sui calanchi di Atessa; essa in genere cresce lungo i litorali ciottolosi e raramente si spinge all' interno. Differisce dalla Bieta coltivata (Beta vulgaris subsp. vulgaris) per diversi caratteri morfologici, come l' essere pianta perennante, avere una inflorescenza poco ramificata, e i glomeruli composti da un minor numero di fiori. Alla stessa famiglia della Bietola (Chenopodiacee) appartengono l' Atriplice comune (Atriplex prostrata) e l' Atriplice degli orti (Atriplex hortensis), entrambe presenti sui calanchi.
Una specie di particolare rilievo, poichè rara per la regione, è rappresentata dall' Ononide senza spine (Ononis mitissima); anche questa pianta trova il suo ambiente ideale di crescita negli incolti aridi lungo le coste o addirittura sulle sabbie marittime. La prima volta che ho incontrato questa Ononide è stata nelle vicinanze del Lago di Bomba, successivamente in un incolto di Tornareccio, ma è proprio sulle zone calanchive che è più diffusa, anche se in modo molto localizzato.
Anche fra le graminacee si annoverano diverse specie marine, la più diffusa delle quali è senza dubbio la Gramigna litoranea (Elytrigia atherica), che insieme all' Assenzio litoraneo foma una particolare associazione floristico-ecologica chiamata Elytrigio athericae-Artemisietum caerulescentis, caratterizzante i fianchi dei calanchi soggetti a maggior erosione. Questa grossa erba, dall' aspetto glaucescente, riesce a sopravvire in questi ambienti severi grazie ai suoi tenaci rizomi sotteranei. Fra le altre graminacee di più piccole dimensioni sono da ricordare: l' Orzo marittimo (Hordeum marinum), la Loglierella ricurva (Parapholis incurva), dai caratteristici culmi protrati e incurvati, la Loglierella sottile (Parapholis strigosa), simile alla precedente ma con culmi eretti e più esili, la Loglierella cilindrica (Hainardia cylindrica), l'Echinaria (Echinaria capitata) e la Cerere comune (Aegilops geniculata).
Per concludere la rassegna elle piante marine, è da segnalare la presenza di due interessanti specie appartenenti alla famiglia delle plantaginacee: la Piantaggine di Welden (Plantago weldenii) e la Piantaggine seghettata (Plantago serraria), la prima con foglie laciniate e vegetante sopra i pendii erosi dell' argilla, la seconda dalle foglie seghettate appressate al suolo e presente lungo i sentieri soggetti a calpestio.
Elytrigia atherica - Gramigna litoranea
Brachypodium distachyon - Paléo annuale
Le interessanti piante dei Calanchi
Percorrendo le carrareccie che attraversano i calanchi fra Atessa e Tornareccio, si ha l'opportunità di osservare piante di notevole interesse per la flora regionale. A poca distanza dalla Cerreta di Vallaspra, in un punto localizzato, si rinviene una piccola popolazione di Fienarola indurita (Sclerochloa dura), una rara graminacea annuale difficile da osservare, per le sue minute dimensioni; si nota in prevalenza nei luoghi disturbati e soggetti a calpestio (lungo le sterrate), tale specie è inserita nella Lista rossa regionale delle piante in pericolo, con lo status di conservazione "vulnerabile". Sempre nel bel mezzo di una carrareccia sono presenti pochi individui del Ranuncolo pargoletto (Ranunculus parviflorus), dai dati di mia conoscenza pare sia una specie non ancora segnalata per la flora abruzzese; oltre che sui calanchi questo ranuncolo ricompare nelle vicinanze di un laghetto temporaneo in località Coste Pentelle di Atessa, ai piedi del Monte Rione. Altra presenza importante è rappresentata dal Malvone reale (Malva trimestris), osservato in un solo individuo nei margini di un coltivo, non distante dal Bosco di Vallaspra. Si tratta di una specie annuale dall' areale steno-mediterranea, coltivata anche per usi ornamentali; per l' Abruzzo finora era segnalata solo in altre due località del chietino (Lanciano, Civitella Messer Raimondo).
Ai lati dei sentieri, di tanto in tanto, si notano le ombrelle di fiori bianchi del coriandolo (Coriandrum sativum), una pianta introdotta in Abruzzo in tempi remoti e coltivata fino a non molto tempo fa. Adesso la coltura è stata quasi totalmente abbandonata, ma la pianta si è spontaneizzata in diverse località. E' chiamata anche Erba cimicina, per la straordinaria somiglianza dell' odore emanato quandi si stropicciano le diverse parti della pianta con quello che le cimici producono per difesa, allorchè disturbate. Alla stessa famiglia del Coriandolo (Apiaceae) appartengono altre due specie poco comuni: la Visnaga maggiore (Ammi majus) e la Visnaga comune (Ammi visnaga), entrambe presenti negli incolti argillosi.
Su di una zona calanchiva, a Sud-Est dell' abitato di Atessa si riscontra una numerosa ma ristretta popolazione di Asfodelo mediterraneo (Asphodelus ramosus subsp. ramosus), nella regione segnalata in diverse località del chietino; si tratta di una pianta fornita di una radice rizomatosa, dalla quale si diparte un ciuffo di foglie nastriformi e in primavera un fusto ramificato senza foglie, che porta dei decorativi fiori bianchi striati da una linea centrale rossa sui tepali. Mentre nelle vicinanze di Tornareccio cresce il magnifico Asfodelo giallo (Aspodeline lutea), che si diffenzia dalla specie precedende per il fusto foglioso e i fiori di colore giallo. Nella famiglia delle Labiate bisogna segnalare la presenza della Stregonia balcanica (Stachys thirkei) e della Stregonia ventrazza (Stachys heraclea); entrambe le specie appartengono al gruppo della Stachys germanica, che comprende diverse entità di difficile discriminazione, a causa di caratteri morfologici non costanti e con la tendenza all' ibridazione.
Stachys thirkei - Stregona balcanica
Agave americana - Agave americana
Dittrichia viscosa - Enula cepittoni